Gli inizi
Il Movimento per l’Autonomia della Romagna nasce nel maggio 1990.
Oltre che dalla Storia e dalla prolungata battaglia romagnolista, importanti stimoli vengono anche dai rapporti di attrito con l’Emilia, destinataria dei maggiori finanziamenti e beneficiaria di una sorta di “riequilibrio del territorio” alla rovescia e dalla nascita dell’Europa, la quale non è “delle Patrie”, bensì “delle Regioni”, intese come protagoniste di più impegnativi compiti legati alla nuova dimensione.
Inoltre, la “spinta federalistica” che investe l’intera comunità nazionale e dilata notevolmente i compiti e le disponibilità finanziarie regionali contribuisce ad acuire l’impegno dei sostenitori della Autonomia della regione Romagna.
Il M.A.R. è, statutariamente, un Movimento monotematico trasversale a tutte le forze politiche, che si rivolge a tutti i cittadini romagnoli allo scopo di realizzare la “casa comune”. Raggiunto tale obiettivo, esso si scioglierà spontaneamente.
Nel corso della sua esistenza, il Movimento ha organizzato la propria presenza nei principali centri romagnoli, celebrato ogni anno il proprio Congresso (Assemblea regionale annuale), ha raccolto oltre 90mila adesioni da cittadini di ogni parte politica e di ogni Comune romagnolo, ha svolto e svolge una impegnata attività di propaganda (televisiva, sulla stampa, sul web, in pubblici dibattiti, nei Consigli comunali) onde aggiornare i romagnoli e renderli consapevoli dei loro diritti e del sistematico trattamento discriminatorio loro riservato dall’egemonia emiliana.
Ha stabilito, sullo specifico romagnolo, rapporti di collaborazione con diverse forze politiche e con Parlamentari, Consiglieri regionali, provinciali e comunali ai fini della modifica della Legge n.352, della delimitazione del territorio romagnolo a scopi culturali e di difesa dei prodotti tipici, della realizzazione della Regione Romagna anche attraverso la diretta modifica della Costituzione, ecc. Ha portato le sue rivendicazioni all’interno della Commissione Bicamerale e delle Assemblee Parlamentari, giungendo a specifiche votazioni con risultati di qualche rilievo.
Oggi
Ha contribuito, in particolare con l’operato del suo fondatore, l’on. Stefano Servadei, al ritorno dei 7 Comuni dell’Alta Valmarecchia alla casa madre romagnola, culminata nel 2009 con lo storico passaggio dalla regione Marche. Già ai tempi della creazione della provincia di Rimini, l’On. Servadei si rese propositore di una iniziativa volta a comprendere tali 7 Comuni nella nascente provincia.
Le avversioni a livello locale, regionale e nazionale, gli vengono essenzialmente ed inspiegabilmente dal Partito maggioritario in Romagna. Inspiegabilmente, perché tale formazione fu la più impegnata nella battaglia per la Regione Molise, e perché godendo del maggior favore elettorale nell’intero territorio romagnolo, dovrebbe ricambiare tale favore dando ai romagnoli maggiore dignità, partecipazione, giustizia.
Il M.A.R. vive esclusivamente dell’apporto volontaristico dei suoi aderenti. Non cerca poltrone e potere, vuole che i romagnoli siano, finalmente, padroni in casa loro, attraverso l’autogestione dei bisogni e delle disponibilità e potenzialità, il rapporto diretto con i governi di Roma e di Bruxelles, con l’imprenditoria nazionale e straniera, ecc. ecc.
Confida, per tutto questo, nella libera adesione e solidarietà di tutti i romagnoli, di nascita o di acquisizione, non imbrigliati da dipendenze ideologiche, di schieramento, di potere. La Romagna intesa come una grande famiglia nella quale disporre, oltreché degli stessi doveri, dei medesimi diritti di ogni altra Comunità omogenea italiana ed europea. Lo consentono la nostra Costituzione e gli ordinamenti dell’Unione Europea. Lo chiede la nostra gioventù oggi ancora pesantemente discriminata nello studio, nel lavoro, nella carriera professionale e nell’assistenza, rispetto ai coetanei anche di territori vicini.