Mi spiace scriverlo, ma più lo leggo e più me ne convinco: il disegno di Legge cosiddetto Del Rio, approvato al Senato e in corso di approvazione alla Camera dei Deputati, è proprio un pasticcio. Tale ddl riguarda la riforma dell’architettura istituzionale dello Stato Italiano, riforma necessaria ed importante, più volte sollecitata dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L’urgenza però non giustifica l’accelerazione impressa, foriera di pasticci. La smania di voler a tutti i costi fregiarsi del titolo di innovatore e di riformatore deve aver abbagliato il Ministro Del Rio, o chi per lui, tanto che il rischio concreto è quello di veder ulteriormente complicarsi il quadro istituzionale. In sintesi, se il Parlamento non si dovesse ravvedere “sulla via di Damasco”, ci troveremo con Province ancor in piedi (l’abolizione dalla Carta costituzionale sarebbe rimandata chissà a quando) e con l’aggiunta di ulteriori due livelli: le città metropolitane (che diventerebbero a tutti gli effetti operative) e le Unioni dei Comuni. Il quadro, anziché semplificarsi e divenire snello, sarebbe notevolmente appesantito e complicato, e tutto questo alla faccia della proposta del M.A.R. che suggerisce, da tempo, che l’Italia sia articolata su tre soli livelli: lo Stato, le regioni e i Comuni, contemplando Regioni alleggerite di competenze rispetto ad oggi al fine di evitare conflitti con il livello superiore e costi ridotti, tenuti costantemente sotto controllo.
E che dire delle città metropolitane? A chi servono? A cosa servono? Se da venti anni dovevano essere già istituite e nessuno ne ha sentito l’esigenza, perché istituirle ora? In Francia ve ne sono solo 2, così come in Spagna, mentre in Germania ve ne sono 5. E in Italia? Ne vogliono istituire ben 10, più altre 5 relative alle regioni a statuto speciale, più forse altre 3, e chi più ne ha più ne metta! È una follia, se non addirittura una presa per i fondelli: con il pretesto di abolire alcune province (quelle relative alle città metropolitane), si costituiscono delle superprovince, veri mostri istituzionali che genereranno ulteriori conflitti e spese.
In aggiunta, il ddl Del Rio,rischia anche di essere incostituzionale, così come anticipano alcuni emeriti professori in materia di Diritto costituzionale, nonché saggi della famosa commissione voluta dal Presidente Napolitano.
In conclusione, l’appello che rivolgo al Ministro del Rio e al Parlamento è quello di rivedere questo ddl che porterebbe solo scompiglio e nessun vantaggio per i cittadini. L’invito è quello di prendersi solo qualche settimana in più di tempo e proporre una vera riforma costituzionale e istituzionale relativa la Titolo V, volta ad una semplificazione ed a una maggior efficienza della architettura istituzionale italiana. L’Italia non può aspettare, ma non può nemmeno subire l’ennesima “porcata”!
Samuele Albonetti
Coordinatore Regionale M.A.R.