In data 17 settembre 2012 alcuni cittadini di Montecopiolo hanno rivolto un appello a numerosi esponenti politici e delle istituzioni locali e nazionali per sollecitare il passaggio in Romagna, esortazione che il M.A.R. condivide e appoggia.
Ne è passato di tempo dalla data del 25 e 26 giugno del 2007, giornate in cui, nei comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio si sono svolti i referendum sanciti dalla Costituzione per chiedere il passaggio dei suddetti Comuni dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna, sei mesi dopo la consultazione referendaria nei confinanti sette Comuni della Valle Marecchia.
“L’esito dei Referendum è stato positivo, con una percentuale di consensi dell’84% a favore del passaggio di Regione e convalidati nella Gazzetta Ufficiale del 10 luglio 2007 n. 158.”, viene sottolineato nella lettera dei rappresentanti di Montecopiolo. In modo libero e democratico e a larghissima maggioranza, la popolazione aveva posto la croce sul SI!: dopo oltre cinque lunghi e travagliati anni le motivazioni della popolazione non sono affatto mutate, anzi, in seguito al comportamento ostile manifestato dai massimi esponenti della Regione Marchigiana e ancora più della Provincia di Pesaro Urbino, la convinzione in tutta la popolazione di aver fatto la scelta giusta si è rafforzata ulteriormente.
Scrivono gli amici di Montecopiolo che l’iter è stato volutamente bloccato per molto tempo dalla non emanazione del parere (obbligatorio ma non vincolante) delle Regioni interessate, Marche ed Emilia-Romagna. in particolare la Regione Marche ancora oggi ostacola questo sacrosanto passaggio; la Regione Emilia-Romagna invece, in data 17/4/2012 (prot. n. 15058 del 23/4/2012, immediatamente inviata ai Ministri competenti), ha deliberato all’unanimità a favore del passaggio.
Premesso questo, i cittadini di Montecopiolo chiedono che, “in virtù dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e in base alla positiva soluzione dei sette comuni vicini”, sia concesso di far valere le loro ragioni in sede Parlamentare. Nell’esortare l’azione di chi ha il compito e il potere di aiutare il procedimento ad avanzare, chiedono altresì che questa situazione “democraticamente e moralmente insostenibile” termini presto in quanto “convivere da separati in casa con la provincia di Pesaro e Urbino è frustrante e umiliante e per certi versi davvero tragico.”
“La voglia di Emilia Romagna non sta affatto passando, anzi continua a crescere soprattutto tra le nuove generazioni”, conclude la lettera, “Non può essere che chi ha vinto un referendum democratico venga umiliato così. QUESTA NON E’ DEMOCRAZIA, NON E’ LIBERTA’, NON E’ GIUSTIZIA.”