A 13 anni di distanza la politica non è riuscita a fornire una risposta ai cittadini dei due comuni. Inoltre ha creato una situazione di stallo altamente deleteria per le condizioni di vita di questi cittadini e ha avvicinato il rischio concreto di svilimento di uno fra i fondamentali strumenti democratici che il popolo possiede: il referendum.
I giorni 24 e 25 giugno 2007 si tenne il referendum per il passaggio di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna. L’esito fu chiaro: i cittadini dei due comuni chiesero di tornare a casa, in Romagna. Per motivi culturali, storici, geografici, logistici. In una parola: per buon senso.
Ora, a distanza di 13 anni, tale passaggio non si è ancora concretizzato. Una cattiva politica, soprattutto (ma non solo) espressa da taluni esponenti marchigiani del PD, ha fatto prevalere l’ostruzionismo alla democratica attuazione dell’esito referendario. Ha fatto prevalere interessi personali all’interesse dei cittadini delle due comunità. Questo è a dir poco vergognoso. Tutta la politica, sottolineo tutta, deve interrogarsi, deve far un esame di coscienza, condannando tale dissennata situazione di stallo creatasi. Occorre procedere quanto prima e permettere il passaggio. Gravissimo ed antidemocratico sarebbe non far prevalere la volontà popolare permettendo così a chi ha perso il referendum (ossia i no al passaggio) di capovolgere il risultato e ottenere nei fatti una vittoria. Il “teatrino” che in questo periodo si sta svolgendo in commissione affari costituzionali del Senato, ove si susseguono audizioni a non finire, a volte pure imbarazzanti e insensate, è chiaramente un ulteriore tentativo di perdere tempo. Intervengano i politici di buon senso e le alte cariche dello Stato. La democrazia in Italia sta rischiando grosso.